Come e perché si manifesta il disturbo d’ansia
Inquadramento diagnostico
I disturbi d’ansia rappresentano uno dei disturbi psichiatrici più frequenti tra i bambini e gli adolescenti. I sintomi fisiologici più comuni comprendono sudorazione, rossore in viso, tremore, tensione muscolare, tachicardia e disturbi gastrointestinali. Dal punto di vista comportamentale si assiste all’evitamento di situazioni ritenute minacciose o al fuggire da esse. La componente cognitiva è data dalla presenza di convinzioni irrazionali quali doverizzazioni su se stessi e gli altri, catastrofizzazioni, giudizi globali, insopportabilità, autosvalutazione, insicurezza nelle proprie capacità, nelle proprie scelte e valutazioni. Recenti ricerche mettono in luce che si parla di ansia patologica se le reazioni emotive del bambino sono eccessive nella frequenza, nell’intensità e nella durata (Kendall et al., 2006).
Paura, ansia e fobia: quali differenze?
Grieger e collaboratori (1983) affermano che la paura “è una reazione di timore verso un evento esterno o una situazione, obiettivamente pericolosi o inoffensivi, ma temuti da un bambino di una data età e con un dato sviluppo cognitivo”. L’ansia è definita dagli stessi autori come “un’eccessiva reazione apprensiva alle possibili conseguenze di un evento piuttosto che nei confronti dell’evento di per sé”. La fobia invece è “un’eccessiva reazione apprensiva con tendenza all’evitamento nei confronti di un evento esterno o di una situazione che non sono obiettivamente pericolosi…tale reazione non risulta adeguata alla fase evolutiva del bambino”. Da queste definizioni emerge come nella paura l’oggetto della minaccia sia specifico e identificabile; di conseguenza la paura diminuisce con l’allontanarsi della minaccia; al contrario, l’oggetto dell’ansia può non essere chiaro o evidente.
I sintomi dell’ansia
Nel DSM-5 (APA, 2013), il disturbo d’ansia da separazione è stato classificato come disturbo d’ansia e si manifesta con un’apprensione eccessiva nel bambino quando si deve separare da qualcuno della famiglia, cui è particolarmente attaccato, di solito la figura materna. L’ansia dev’essere presente almeno quattro settimane nei bambini e negli adolescenti e almeno sei mesi negli adulti. Questi bambini si comportano normalmente quando sono con i genitori, ma appena percepiscono la separazione come imminente, provano una preoccupazione non realistica che qualche evento sfavorevole li possa separare; hanno pensieri sull’eventualità che i genitori possano essere in pericolo, uccisi, che si ammalino o che possano non tornare più. Di conseguenza questi bambini vogliono spesso telefonare alla madre quando sono a scuola, si preoccupano delle condizioni di salute dei genitori, rifiutano di rimanere a dormire fuori e di andare in vacanza senza di loro. A tutto questo si accompagnano sintomi somatici quali nausea, mal di stomaco, cefalea, vomito.
Questo disturbo si può sviluppare dopo eventi di vita stressanti come un lutto o una malattia, separazioni prolungate o un cambiamento di residenza o di scuola.
L’ ansia generalizzata, invece, ha carattere pervasivo ed è uno stato di preoccupazione irrealistica; frequentemente non è possibile collegarla a stimoli ambientali specifici. Spesso sono presenti sintomi somatici e il bambino manifesta il costante bisogno di rassicurazioni. A livello cognitivo è presente una tendenza a esagerare l’importanza di certi eventi, a ingigantire la gravità dei propri malesseri, a considerare ogni minimo errore come un fallimento, a ritenere che un’attività che non riesce subito non riuscirà mai, a pensare che, se si sbaglia, tutti se ne accorgeranno e che è orribile fare una brutta figura. Queste idee portano il bambino a evitare di svolgere numerose attività per paura di sbagliare, a rimanere in disparte e osservare gli altri per il timore di non riuscire e a chiedere continue informazioni e chiarimenti su eventi futuri.
Il disturbo d’ansia nella teoria dell’attaccamento
I bambini affetti da disturbi d’ansia mostrano tipicamente difficoltà nella regolazione delle emozioni e l’atteggiamento protettivo può incoraggiare la dipendenza dai genitori per la regolazione o l’evitamento degli stati emotivi interiori. Un concetto che comprende molti dei modi in cui i genitori vengono “coinvolti” nell’ansia del loro bambino è quello di adattamento familiare: esso descrive i comportamenti dei genitori finalizzati ad aiutare il bambino a evitare il disagio causato dal disturbo. L’adattamento può comprendere sia il coinvolgimento attivo nei sintomi ansiosi del bambino, sia le modificazioni delle abitudini familiari a causa della sua ansia. Comportamenti di partecipazione attiva possono comprendere il rispondere alle domande allo scopo di rassicurare un bambino con Disturbo d’Ansia Generalizzata, oppure il dormire vicino a un bambino che soffre di Ansia da Separazione.
Bowlby sostiene che i sintomi che una persona manifesta sono il risultato di esperienze reali vissute nell’infanzia con le proprie figure di accudimento. Negli individui è presente, fin dalla nascita, un repertorio di comportamenti a base innata, chiamato sistema dell’attaccamento. In caso di pericolo, il sistema si attiva e il bambino mette in atto comportamenti che hanno lo scopo di cercare aiuto o mantenere il contatto con la figura di accudimento, in genere la madre, per ottenere sicurezza e protezione. Il modo in cui una persona risponde a un evento stressante è guidato dalle aspettative circa le probabili risposte della figura di accudimento alla richiesta di aiuto.
Nello specifico, i bambini che sperimentano costantemente una madre sensibile e responsiva ai loro bisogni sono in grado di esprimere le loro emozioni con fiducia ed esplorano l’ambiente con sicurezza. Si sentono protetti e sviluppano un’immagine di sé come degni di essere amati e capaci di tollerare le frustrazioni. Il loro attaccamento viene definito sicuro.
I bambini che invece hanno esperienze di ripetuto rifiuto o ridicolizzazione del loro bisogno di aiuto o che hanno una mamma imprevedibile svilupperanno un attaccamento di tipo insicuro-ansioso.
I bambini cosiddetti evitanti tendono a negare i loro bisogni e a non esprimere le proprie emozioni. Evitano di cercare la madre quando si trovano con lei. Quando sono in situazione di stress o di pericolo, si comportano in modo evitante, negando cioè il loro bisogno di sicurezza, non esprimendo le emozioni legate a quei bisogni. Si considerano persone non degne di affetto e che devono contare solo su se stesse.
I bambini con una madre imprevedibile, a volte pronta ad accudire e altre volte assente o indifferente, sviluppano invece un attaccamento di tipo ambivalente. Quando, dopo un’esperienza di stress o di pericolo, si riuniscono alla madre, cercano di essere consolati, ma allo stesso tempo sono resistenti al contatto. Per ottenere le attenzioni che desiderano, tendono a esprimere le emozioni in modo esagerato, tanto da sembrare inconsolabili. Hanno un’idea di sé come talvolta amabile, vulnerabile e non in grado di affrontare da solo le difficoltà. Il mondo esterno è visto come minaccioso e imprevedibile e come un luogo da cui doversi difendere.
Il tipo di attaccamento maggiormente presente nei bambini con un disturbo d’ansia risulta quello insicuro-ambivalente, come esito di una figura di accudimento imprevedibile. Per questo i bambini, per ottenere attenzione ed esercitare il controllo su di essa, manifestano fobie, ansia da separazione, disturbi psicosomatici o disturbi della condotta.
Il trattamento
Il disturbo d’ansia, se non trattato, tende a cronicizzare e a rinforzare un circolo vizioso di pensieri, comportamenti ed emozioni che rafforzano, a loro volta, il disturbo stesso. I sintomi possono provocare a lungo termine effetti negativi anche sullo sviluppo sociale ed emotivo, come per esempio scarso rendimento scolastico, scarsa rete e supporto sociale, disoccupazione e uso di sostanze. I bambini ansiosi mostrano, infatti, una bassa stima della loro autoefficacia e un’alta aspettativa di risultati negativi o di minaccia nel loro ambiente.
E’ fondamentale affrontare il problema il prima possibile rivolgendosi a un esperto che identifichi l’approccio più adatto al caso. Il tipo di trattamento principalmente utilizzato nella pratica clinica per l’ansia è la terapia cognitivo-comportamentale.
La terapia Cognitivo-Comportamentale dell’ansia presenta un’efficacia nel lungo periodo sia per il trattamento con i bambini sia per il trattamento con i genitori.
Le componenti principali della Terapia Cognitivo-Comportamentale per i disturbi d’ansia in età evolutiva comprendono la Psicoeducazione, la Ristrutturazione Cognitiva, il Rilassamento e le tecniche Immaginative, il Modeling, il Problem Solving, le esposizioni, la gestione delle ricompense e la prevenzione della ricaduta.
Parallelamente al trattamento con i bambini/adolescenti, viene predisposto un Programma d’Intervento Supportivo per i genitori finalizzato a insegnare loro abilità di problem solving, con l’obiettivo di ridurre l’adattamento all’ansia del bambino e ottenere così un miglioramento significativo non solo del disturbo ma della qualità di vita dell’intero nucleo familiare.
Dott.ssa Angela Mastrandrea
Psicologa Psicoterapeuta Specialista in Neuropsicologia Clinica
Studio Medico Specialistico San Giuseppe Moscati- Ambulatorio di Psicologia e Psicoterapia Città di Monopoli
Via Arenazza 79, Monopoli (BA)
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